S O N O R A C O R P O

EMBODIED HAPPINESS

"…Quando il corpo non partecipa integralmente alla vita, questa diventa superficiale, mancando appunto di una dimensione…" J.Liss e M.Stupiggia

Sonoracorpo è un’intuizione avuta molti anni fa. Prima che io
potessi darle un senso. Continuando ad ascoltare sono arrivata ad
Animasonora...e a tanto altro.
In questo blog condivido spunti, esperienze, riflessioni che
provengono da questo ascolto:
l’ascolto della voce del corpo.

Eravamo in bicicletta e stavamo cantando una musica di suoni
spontanei e senza parole.

 

Mia figlia Ginevra, che stava in piedi nel
cassone davanti alla bici , mi ha detto:

 

“Mamma, non sono io che
voglio cantare.

E’ il corpo che me lo dice.”

Aveva circa tre anni.

 


“Succede anche a me...” le ho detto.

 
 
Cosa succederebbe se non intervenissi?

 

 

 

“I bambini hanno spesso comportamenti in grado di infastidirci profondamente, e sono comportamenti che adottano proprio a tale scopo, per mantenerci con l’attenzione su di loro.”

 

Dice più o meno così Rudolph Dreikurs nel suo illuminante manuale di Educazione Democratica del Bambino “Children, The Challenge” 1968.

 

 

Prima di un anno fa ( Ginevra ora ha due anni e due mesi ) non credevo che i bambini avessero davvero bisogno di avere così tanta attenzione su di sé. Invece nella mia esperienza è abbastanza così. Ginevra alterna momenti di pura autonomia a momenti in cui le sue energie sembrano dirette solo ad attirare su di sé l’attenzione: di qualunque tipo. E qualunque sia il legittimo bisogno che si esprime come “bisogno di attenzione” , è comunque molto impegnativo. Senza parlare poi dell’indicibile quantità di fantasiosi disastri che è capace di combinare, in quei momenti di “pura autonomia”, per il genuino gusto di sperimentare il suo stare al mondo.

 

 

Dreikurs continua più o meno così :

 

"Ci sono molte occasioni in cui i genitori avrebbero opportunità d’oro per permettere ai loro figli di apprezzare le conseguenze di comportamenti che preferiremmo non avessero, ma siccome tendiamo sempre a voler proteggere i nostri figli li priviamo della possibilità di apprendere dalle naturali conseguenze delle loro azioni…salvo poi punirli noi stessi con sermoni e sgridate".

 

 

Forse, suggerisce Rudolf Dreikurs, quando ci sentiamo infastiditi da qualcosa che nostr@ figli@ sta facendo, potremmo semplicemente domandare a noi stessi:

 

 

cosa succederebbe se non intervenissi?

 

 

A volte la risposta è sorprendente: niente di irreparabile…solo…la naturale conseguenza di

una data azione.

 

 

Personalmente sto osservando me stessa come genitore alla luce della prospettiva di Dreikurs. In effetti riconosco anche in me l’impulso a proteggere Ginevra dalla frustrazione, dalla delusione e dalle sensazioni non gioiose che la vita ci porta ad attraversare.

 

 

Riconosco una linearità, una sanità, un’efficacia nel lasciarla apprendere direttamente dalla vita, risparmiando a lei e a me lo strazio di quelle lunghe spiegazioni cariche di esasperazione, frustrazione e stanchezza che altrimenti le darei per convincerla ad ascoltarmi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

What would happen if I didn't intervene?

 

 


"Children often have behaviors that can deeply annoy us, and they are behaviors that they adopt precisely for this purpose, to keep us with attention to them."


Rudolph Dreikurs puts it more or less in his enlightening manual of Democratic Child Education "Children, The Challenge" 1968.

Before a year ago (Geneva is now two years and two months old) I did not believe that children really needed to have so much attention on themselves. But in my experience it is quite so. Geneva alternates moments of pure autonomy with moments in which its energies seem directed only to attract attention to itself: of any kind. And whatever the legitimate need expressed as "need for attention" is still very demanding. Not to mention the unspeakable amount of imaginative disasters that he is able to combine, in those moments of "pure autonomy", for the genuine pleasure of experiencing his being in the world.

Dreikurs goes something like this:


"There are many occasions when parents would have golden opportunities to allow their children to appreciate the consequences of behaviors they would rather not have, but as we always tend to want to protect our children we deprive them of the opportunity to learn from the natural consequences of their actions ... only to punish them ourselves with sermons and scolding. "

Perhaps, Rudolf Dreikurs suggests, when we feel bothered by something our children are doing, we could simply ask ourselves:

 

 

 

 

what would happen if i didn't intervene?

 

 

 

 

Sometimes the answer is surprising: nothing irreparable… just… the natural consequence of
a given action.

Personally, I am looking at myself as a parent in the light of Dreikurs' perspective. In fact, I also recognize in myself the impulse to protect Geneva from the frustration, disappointment and non-joyful feelings that life leads us to go through.

I recognize a linearity, a sanity, an effectiveness in letting her learn directly from life, saving her and me the torment of those long explanations full of exasperation, frustration and fatigue that otherwise I would give her to convince her to listen to me.